È dal 2019 che non scrivo più nessun articolo per il blog e non trovavo neanche più la password per accedere al sito.
Di post ne avevo (ho) pronti diversi ma questa situazione di stop forzato dai viaggi mi ha fatto desistere dall’idea di pubblicarli. Mi paiono senza senso. Sto leggendo molto poco gli articoli di viaggio, ho cancellato quasi tutte le iscrizioni alle mailing list dei blog altrui che parlino solo di questo tema e anche su Instagram sono poco incuriosita dai profili monotematici, quindi mi rendo conto che il disinteresse per l’argomento è a 360°.
Non so quando potremo viaggiare di nuovo in libertà e cosa significhi davvero per me farlo. Succederà sicuramente, prima o poi, però non ora. Ho pensato di lasciare questa riflessione a un post successivo perché sarebbe troppo complicato parlarne in questo. Mi rendo conto che fatico a ordinare le idee e che le cose da scrivere sono già molte. Forse troppe per la mia incapacità di sintesi e per il disordine mentale che alberga nella mia testa in questo momento. In ogni caso, mi pare che i pensieri mi esplodano in testa come fuochi d’artificio!
Dicevo, è dal 2019 che non scrivo più nessun articolo per il blog, ma questo che ho appena scritto è davvero lungo. Un bel pippone dei miei!
È possibile aver avuto molti più stimoli in questi mesi che nel resto della “precedente vita” (dove già, vi posso assicurare, mi sentivo abbastanza irrequieta)? Non so come sia potuto accadere, ma è stato proprio così.
La premessa di tutto questo discorso, senza cui niente di tutto ciò che scriverò in seguito avrebbe importanza e senso, è che mi posso dire estremamente fortunata: né io, né Fede abbiamo avuto problemi di lavoro; la salute tiene e il virus, per ora, ha risparmiato sia noi che le nostre famiglie. Non abbiamo problemi economici, né paura personale per questa terribile crisi economica che sta colpendo molti, purtroppo. Io addirittura sono in smartworking da metà marzo. Quando un giorno mi chiederanno del periodo professionale più brillante e felice della mia vita racconterò di quello vissuto durante la pandemia. Mica male, no?
Ebbene, anche se viaggiare continua a rimanere l’aspirazione più alta per la mia autorealizzazione, mi sono ritrovata ad avere un sacco di tempo per pensare a tutt’altro. O a trovare un modo di farlo dal mio divano.
Nel caso a qualcuno interessasse sapere come ho riempito questo tempo e come credo riempirò i prossimi mesi, posso riassumere il contenuto di quanto scritto sotto utilizzando un termine la cui importanza ho recentemente riscoperto: approfondire!
Ho sempre avuto diversi interessi casalinghi (o forse dovrei dire praticabili in casa perché ancora pulire i pavimenti e cucirmi da sola i vestiti non rientrano tra le cose che mi attraggono) ma pochissimo tempo per dar loro sfogo. Nel 2020 il tempo libero ha abbondato e non mi sono fatta cogliere impreparata.
Ho cercato di migliorarmi in tante cose, di studiare, di informarmi, di diventare più preparata. La Elena attuale ha una consapevolezza che quella di un anno fa circa non possedeva.
Mi sento cresciuta, sì, ma soprattutto mi sento nel pieno di un percorso di formazione che spero di non abbandonare al primo spiraglio di ritorno alla “normalità”. Quella vita che vivevo prima, e che mi piaceva molto, intendiamoci, ora mi sembrerebbe incompleta.
Anche questa lo è, in fondo.
Probabilmente la chiave è nell’integrarle una volta che si potrà farlo.
Ecco quindi alcuni punti chiave di ciò che hanno caratterizzato, e che ancora stanno caratterizzando, questo periodo.
STRAZIAMI MA DI LIBRI SAZIAMI!
Sto leggendo tantissimo. Lo facevo anche prima, ma ora sono sempre con un libro o con l’e-reader in mano. Ci vado pure in bagno per recuperare tempo e, ciononostante, la lista si allunga sempre di più. Dove prima avevo la scaletta dei viaggi da programmare, ora ho quella dei romanzi da leggere. Appunti scritti ovunque, titoli che finiscono in fondo ad altri scoperti più recentemente ma che vengono recuperati in extremis. Nuovi, vecchi, contemporanei, classici… Di tutto. Ho letto anche edizioni diverse dello stesso libro tradotto da differenti traduttori per la curiosità di scoprire come sarebbe cambiato il senso del tutto al variare di qualche parola.
Quasi tutti i libri sono scritti da autori non italiani, generalmente inglesi o statunitensi. La mia esterofilia è stata messa a dura prova dai confini nazionali che sembrano ancora oggi così invalicabili, ma la mente può continuare a viaggiare per trovare nuovi modi per scoprire o riscoprire luoghi. Di alcuni di questi romanzi, scelti anche per le location in cui sono ambientati, mi piacerebbe raccontarvi.
Diverse persone mi hanno chiesto consigli di lettura sulla base di ciò che pubblicavo su IG ed è stato come tornare a quando si parlava di viaggi e potevo aiutare qualcuno nella pianificazione di un itinerario o nella ricerca di un alloggio. Diva!!!
STREMING IS NEVER ENOUGH!
Sto guardando serie tv e film in streaming puntando tantissimo sulla qualità dei prodotti e dei contenuti, sulla ricchezza della sceneggiatura, sul senso estetico espresso con la fotografia e la scelta delle location. Ho voglia di cose belle, che mi rimangano e che mi facciano un po’ crescere. Che in qualche modo posso dire “mi migliorino”.
Le cagate le guardo ancora, non ho intenzione di negarlo o sottovalutare l’importanza delle belle americanate da pizza del sabato sera, ma sto dando tantissimo spazio a produzioni indipendenti o decisamente non da blockbuster. Ho anche recuperato alcuni vecchi titoli che desideravo guardare da tempo. Mi sono dedicata ad alcune antologie di grandi registi, o ad alcuni temi particolari, quasi stessi seguendo una rassegna monotematica.
Anche qui vince la mia esterofilia. Niente da fare. Sono proprio una snob di merda verso le produzioni italiane, ma la cosa non mi turba affatto.
TANTE CARE COSE
Non è che il 2020 abbia brillato per tempo trascorso con gli amici. Però io ci ho decisamente messo del mio.
Il processo di scelta delle persone con cui condividere il tempo libero era iniziato già da mo’, però nell’ultimo anno ho ridelineato meglio altri margini.
C’è stato un momento della mia vita in cui la mia strada e quella delle amicizie “storiche” si è divisa in modo quasi netto.
Il fatto di non avere e di non volere figli per un’intolleranza fortissima verso i bambini ha pesato tantissimo e mi è pesato altrettanto. Sono gelosissima del tempo libero, non sopporto impicci, compromessi, disturbi esterni di nessun genere se sono evitabili. I bambini, per quanto mi riguarda, lo sono sempre! Alcuni rabbrividiranno a leggere una cosa del genere ma pazienza. È così. Sono una sorta di Malvagia Strega dell’Ovest che non fa una bella fine, ok, ma correrò il rischio.
Che c’entra questo con quanto fatto negli ultimi 12 mesi? Assolutamente nulla in sé. Però da quando ho accettato che non dovevo vivere la totale mancanza di senso materno verso i bambini (ne ho moltissimo verso mio marito, i miei gatti, mia mamma, i miei amici più cari e le persone in difficoltà) come una colpa, mi sono ritrovata con un giro di amicizie del tutto diverse da quelle precedenti a questa presa di coscienza. La maggior parte di queste persone non ha figli e non sembra volerne o poterne avere. E all’inizio pensavo fosse sufficiente questo per legare davvero.
Questa cosa da sola è bastata per un po’ per convincermi di essere un fondamento comune per costruire un rapporto vero, fino a quando mi sono accorta che la maternità mi stava ancora condizionando, magari in modo diverso da come faceva prima, però lo faceva ancora.
Questo è un primo fondamentale aspetto che ha acceso la scintilla del cambiamento degli ultimi mesi.
Il secondo, e altrettanto determinante, è il rapporto con l’attualità (il virus, la politica, la società, la scienza) la cui condivisione di percezione è diventata indispensabile.
Niente negazionisti o riduzionisti. Niente fascistoidi sottodotati. Niente struzzi con i paraocchi che applicano la filosofia de “se non guardo negli occhi ciò che mi fa paura, non può farmi del male”. Niente di tutto questo.
Sono diventata più intollerante degli intolleranti, però il 2020 mi ha davvero messo di fronte a tutta una serie di grandi temi il cui mio atteggiamento verso di essi non posso proprio tradire.
Non pretendo di possedere la verità assoluta sui misteri dell’universo, né pretendo di imporre i miei pensieri al resto del creato, però posso evitare la gente evitabile. E lo faccio! Benissimo.
Tengo a precisare che, nonostante leggendo le righe qui sopra potrebbe venirvi il sospetto che mi sia ritirata in un eremo, posso assicurarvi che qualche legame si è rafforzato tantissimo e ho stretto nuove amicizie alla cui base c’è la condivisione dei valori principali con cui leggere questo pazzo tempo.
MAI DIRE MAI: IL BALCONCINO E LA PISCINA!
Ho un balconcino di 4 metri x 1 e non ho paura di usarlo!!!
Com’era prevedibile, il meteo che ci aveva già ampiamente abituati a far risplendere il sole durante i giorni lavorativi e far diluviare nei fine settimana, nel 2020 si è scatenato: mai vista una primavera così. In pratica è iniziata a metà marzo ed è finita a metà ottobre. Il primo lockdown (l’unico vero, perché è i restati tentativi di arginare il virus con il distanziamento sociale sono stati ridicoli e c’era in giro più gente che in una normale parata di Carnevale) è stato caratterizzato da giornate assolate e miti e qui ci siamo adeguati: abbiamo comprato due sdraio sapientemente incastrate nel balcone su cui abbiamo trascorso quanto più tempo possibile. Aprivamo le portefinestre della sala, sintonizzavamo la radio su Virgin e addio mondo! È stato bellissimo. E non c’erano neanche le zanzare! Solo qualche vespa. Sono finita pure all’ospedale per la puntura di un calabrone gigante, ma non mi ha colpito sul balcone: il maledetto è entrato in casa e mi ha preso a tradimento. Quindi il balconcino è esente da qualsiasi tipo di colpa.
Poi c’è stata la piscina. Sono mai andata in piscina prima del 2020? No. MAI. Neanche quando mia mamma mi costringeva ad andare al maledetto oratorio da ragazzina e il pretino di turno organizzava la gita del mercoledì. La schifavo. A me la piscina faceva cagare. La odiavo come ancora odio le melanzane e i cetrioli.
Eppure la scorsa estate ne abbiamo abusato tanto da avere ormai il nostro ombrellone riservato di settimana in settimana. I ragazzi dell’impianto di Lissone ormai ci conoscevano. La ragazza che serviva le consumazioni del bar tra le sdraio sapeva quando portarci il caffè e quando il drink dell’aperitivo. Eravamo ormai gli idoli del posto e il nostro arrivo era simile a quello nelle fantasie di JD.
NOIO VOLEVAN SAVUAR…
Io sono una capra con le lingue straniere. Inglese lo studio dall’asilo (giuro!) ma faccio comunque così schifo da essere in imbarazzo ogni volta che lo devo parlare. Faccio delle figure di merda epocali che però mi creano tanto buonumore. All’estero la gente mi prende in simpatia perché sembro una mentecatta che non è mai uscita dall’Italia. In un itinerario medio di viaggio in cui cambiamo 13/14 alloggi in 20 giorni, all’ennesima volta in cui alla reception dell’hotel, dopo il pagamento, mi viene chiesto “do you want a receipt?” faccio ancora lo sguardo di terrore pure stile film horror e mi giro verso Fede cercando disperatamente aiuto. Ci rendiamo conto? Però adoro parlare inglese quindi mi lancio in pipponi allucinanti e, probabilmente senza senso, che spiazzano totalmente i miei interlocutori. Invento termini, gesticolo che sembro stare in un corso per imparare la lingua dei segni, ripeto frasi memorizzate che vanno benissimo in qualsiasi contesto. Mio marito si vergogna profondamente e mi molla nel disastro in cui mi sono cacciata con le mie stesse mani.
Però io non demordo, quindi ho ricominciato a studiare e… faccio schifo quanto prima!
Vabbè. Ciò che conta è l’intenzione e la volontà. Ormai da quasi un anno guardiamo solo serie tv e film in lingua originale (cosa che facevamo anche prima) ma sottotitolati in inglese e mi rendo conto che adesso capisco il 95% di ciò che c’è scritto. Non vorrei darvi false illusioni: se non leggo non capisco neanche i saluti di base, eh… Ora, va bene impegnarsi, ma i miracoli ancora sono fuori discussione!
Insieme all’inglese poi ho iniziato a studiare spagnolo: è una lingua che ho sempre adorato e verso cui mi sento davvero portata. Il fatto di passare il tempo dei viaggi in Spagna con un litro di sangria in mano probabilmente fa la differenza. Inventare termini in spagnolo mi viene molto meglio che inventarli in inglese! La mia insegnante è strabiliata e pensa sempre che conosca le parole e invece no. Per onestà intellettuale mi preme sempre disilluderla.
Sto anche leggendo Orgoglio e pregiudizio in spagnolo. Ma voi sapete quanto è figo Mr. Darcy (o dovrei scrivere “el Señor Darcy“) quando parla che pare Pablo Escobar con le brache attillate?!?
In ogni caso, l’obiettivo che mi sono prefissata è quello di essere pronta a tornare a viaggiare facendo fruttare l’impegno di questo periodo. Vi saprò dire, forse, un giorno, speriamo prima del 2030…
PRATICO YOGA NONOSTANTE MI SENTA PIÙ ANZIANA DI MIA NONNA
Da qualche mese ho iniziato a praticare yoga con grande costanza. Circa 3 volte a settimana. Per me è come essere Campione del Mondo di qualche disciplina che non sia sdraiatrice sul divano o mangiatrice di patatine. Incredibile!
La pandemia ha potuto anche questo! A ogni inizio anno mi appunto 5 buoni propositi che persevero con grande impegno. Uno di quelli dello scorso anno era “impegnarsi per diventare più flessibile nel corpo e nello spirito”. Non so come sia andata la seconda parte ma sulla prima ci sono!!! Attenzione a non farvi trarre in inganno: ho scritto “impegnarsi a diventare”, non “diventare”. Eh sì perché, dopo mesi di pratica, posso affermare con certezza che i miei tendini dietro le ginocchia sono stati prodotti per un modello di essere umano alto circa 1,50 m. Io sono 1,75 e quindi mi mancano giusto quei 25 cm che non sono proprio irrilevanti.
Un’altra delle cose che ho scoperto in questo periodo, praticando, è che non ho assolutamente forza nelle braccia. Zero. Le mie braccia hanno una forza paragonabile a quella che potrebbe avere un simpatico airdancer.
Non sono in grado di fare le posizioni sospese, quelle di equilibrio, quelle di resistenza, quelle di estensione della parte inferiore del corpo. Durante i momenti più meditativi o dove dobbiamo concentrarci sulla respirazione mi viene in mente che potrei ordinare giapponese per cena o che potrei preparare un dolce polacco di origini ebraiche in versione vegana. Insomma, questioni fondamentali e non rimandabili ad altro momento.
Però continuo a praticare. Voglio credere che prima o poi riuscirò a stendere la maledetta gamba o che riuscirò a stare in equilibrio con il peso del corpo (e che peso!!!) tutto sugli avambracci. E se anche non ci riuscissi, pazienza. Non sarei diventata più flessibile ma almeno sarò stata più costante!
MI SPIACE PESCI, NON MANGIO PIÙ CARNE!
Da tempo ero profondamente a disagio all’idea di mangiare carne e tutti i derivati. Non amo gli integralismi di nessun genere, neanche in campo alimentare, ma il senso di colpa mi faceva stare male ogni volta. Sentivo che dovevo trovare delle alternative ma avevo (e in un certo senso ho ancora) delle limitazioni che mi impedivano di farlo.
A settembre però mi sono decisa a provarci e per ora si è rivelato un grande successo.
La carne non mi manca: quella che preferivo è quella di maiale ma questi animali sono in assoluto quelli che mi fanno più tenerezza e pena di tutti quindi sono quelli per cui sono più motivata in questa scelta.
Ora, possiamo scordarci che diventi vegetariana, quindi i poveri pesci stanno pagando le conseguenze dell’altra scelta, ma il livello di empatia è decisamente inferiore e quindi non mi pesa per niente. Ovviamente, da un punto di vista ambientale la pesca intensiva rappresenta un grandissimo problema, ma su questo posso farci davvero molto poco. Non è uno scarico di responsabilità, intendiamoci, o non vuole esserlo. Macaluso, che è mancato da poche settimane, diceva “non importa se si può fare tanto o se si può fare poco. Bisogna fare!”. Forse potrei fare di più, ma non pretendo di farlo tutto insieme. Un passo alla volta.
Piccola precisazione per quelli che mi dicono “vabbè, hai tolto la carne, che problema c’è? Quando vieni a cena da me ti faccio assaggiare il salame che fa mio zio!!!”: gente, i salumi sono carne!!! Mi rendo conto che sia un concetto spiazzante per alcuni, ma giuro che è così! Lo dice anche Wikipedia!!!
Sempre in questa parte del post, vi segnalo che sto cercando di combattere lo spreco alimentare. Siccome non riesco a impedirmi di comprare troppo (anche se vi assicuro che ci provo) mangio delle cose scadute da tipo due mesi. Prima o poi prenderò la salmonella, ma mangiamo anche quella: “non si butta via niente” è la filosofia del momento!
HO COMPRATO UNA PLANETARIA
Giuro che non ero tra coloro che si appropriavano di panetti di lievito durante il lockdown e la prima ondata. Non so neanche come si usino.
Sono così pigra che, per evitare di dover fare troppa fatica, alla terza torta in tre mesi mi sono fatta regalare la planetaria, quindi viva il lievito in bustina!!!
Pensavo che Fede facesse storie ma evidentemente era stufo di dover pulire residui di impasti anche nei luoghi più impensabili della casa e deve aver pensato bene che meno farina toccassi con le mie mani, meglio sarebbe stato per tutti.
Comunque, ora mi piace trascorrere il mio tempo libero ammirando la planetaria che sballonzola tutta mentre lavora gli ingredienti che ho inserito in quantità assolutamente casuale nella sua ciotola. Una volta, ma questo Fede non lo sa, mi sono dimenticata di metterle il coperchio e avevo esagerato con l’acqua per ammorbidire l’impasto. Ho rischiato di dover fare il bagno anche ai gatti per quanta poltiglia avevo sparso per la casa.
Altra grande conquista è quella di aver abbandonato quasi del tutto la tentazione di fare di testa mia con il tempo di cottura in forno delle cose che cucino. Ero solita interpretare tutto a modo mio come ancora interpreto le indicazioni del navigatore mentre guido. Un passo alla volta e sarò in grado anche di svoltare alla prima a destra se mi viene detto di farlo invece che aspettare due traverse più avanti perché “secondo me è questo che voleva dirmi Waze!!!”.
E quindi???
Quindi nulla. Penso che potrei ricominciare a scrivere sul blog, anche solo per condividere qualche pensiero con chi avrà voglia di leggerli. Probabilmente i viaggi di cui parlerò saranno anche molto mentali, ma per il momento posso farci molto poco. Fosse per me domani volerei oltre oceano, ma purtroppo non si può.
Mi sei mancata, è bello rileggerti!
Che ridere! 😂 Sembra una versione post pandemica del gioca jouer: nuotare, salutare, cucinare, piegare la gamba e okay!
Dai che puoi aggiungere un altro punto alla lista che è aver coltivato l’ironia che, non basta, ma aiuta.
Il mondo non ci gira intorno, le cose che possiamo controllare sono piuttosto limitate e spesso quelli che crediamo essere astri favorevoli ci impapocchiano la vita (vedi alla voce planetaria).
E allora che fare? Prendersi del tempo, coltivare sé stessi al meglio delle nostre forze fisiche e mentali e fare delle scelte, più o meno faticose.
Vivere appieno tutto è una di queste. E ne vale davvero la pena.
@mo16anni
Hai proprio ragione, Monica. Senza ironia non sopravviveremo neanche un minuto. Soprattutto in un periodo come questo. Possiamo fare altro oltre che riderci un po’ sopra?
L’idea del Gioca Jouer mi ha stesa. Ma sai che ora che me lo dici é proprio così?
Grazie Ori. Tra una babka e un’altra, ho intenzione di riprendere a scrivere… ❤️
Leggerti di nuovo è una gioia, anche se non si parla (scrive) di viaggi – tanto dove crediamo di andare anche quest’anno.
È bello leggere che sei riuscita a tirare fuori delle cose positive da questa situazione e devo dire che ti invidio un po’ (ma è invidia buona) perché io da marzo dell’anno scorso vivo in uno stato perenne di ansia. Per carità, nessuno di noi ha perso il lavoro e nessuno si è ammalato e di questo sono grata. Però questa mancanza di libertà e questo clima di incertezza mi fa vivere in una sorta di angoscia che da mesi non passa. Per cui continua a scrivere che mi tiri su il morale 🙂
Oh, Silvietta, i tuoi bei post sono tra quelli che mi mancano di più insieme a quelli di Daniela. Mi spiace che tu viva in questo perenne stato d’ansia… Ti assicuro che ti faccio compagnia. Sono divisa tra il “non vedo l’ora che tutto finisca per tornare a viaggiare” e il “io la vita di prima non la voglio più”. Ti assicuro che questa doppia tendenza mi esaspera.
Comunque proporrei, non appena sarà possibile farlo, di organizzare un week end a Londra tra le più grandi London-addicted per celebrare la riconquista della nostra città preferita.
Dentro non possiamo mancare noi, @myscratchmap, la Dani, Francesca di Senza Zucchero. Niente in stile blog tour…. Semplicemente due/tre giorni per fare le super turiste in città…… Se ci stai lancio l’iniziativa…. Tanto avremo un anno per organizzare!
I bambini, la quarantena che calza “comoda”, le figuracce con le lingue, l’odio per la Tv italiota, i libri, la debolezza nelle braccia (!!) l’insofferenza per il divieto di viaggiare con serenità… mi sono riconosciuta molto nelle tue parole, Elena. Ma la planetaria no, quella non la comprerò mai! Uno strumento come quello in mano mia, no potrei aprire un varco dimensionale! Però stavo pensando… se ci butto dentro farina, pixel e lettere (coprendo bene con coperchio), potrei sfornarci un post bello come questo? 😉
Bentornata! :*
Dani, tu non sai cosa ti perdi con la planetaria. Fidati!
Mi ha cambiato la vita! Io ora passo il tempo a fissarla mentre impasta. Il vero obiettivo dell’averla non è mangiare ciò che ci impasti, bensì guardarla mentre impasta.
Ho comprato anche farine che non sapevo neanche esistessero. Sto preparando cose che voi non possessori di planetarie non potete capire. Sono riuscita anche a fare la pizza stendendola poi direttamente sulla carta da forno senza far cadere neanche un briciolo di farina! Cose turche!
Federico ha fatto un altarino attorno alla planetaria. Io faccio dolci e pane per tutto il condominio. Mi suona il portinaio e gli piazzo un plumcake a tradimento… Sono una persona nuova, diversa.
Scusa, ora devo smettere di risponderti perché mi è venuta voglia di impastare….. Vado!
Evviva i viaggi mentali Ele, soprattutto se sono così! ❤
P.s. leggendo della planetaria sono morta dal ridere 😂
Sì, ma che fatica, Ele. Star dietro a tutti questi pensieri mi devasta.
La planetaria è stata la svolta!!! La amo come se fosse un componente della famiglia!
Letto tutto cara cugi ed è un grande piacere leggerti! Nella tua metamorfosi ci trovo tanta genetica, non siamo certamente uguali, ci mancherebbe, ma visti gli 11 anni di differenza, se vuoi, ti posso spoilerare qualche cosa d’altro :-))))) Il mio intento del 2020 era imparare a giocare a Burraco, ce l’ho fatta e mi sto allenando online assiduamente. Mi sto preparando per la terza età e già mi vedo in giro per ville storiche di Italia a fare tornei. (e sai che carte e parole crociate fanno parte delle nostra famiglia).
Va beh, ma se tu ti pigli il burraco, a me lasci il bridge………. Ma che noia!
Sei stata scorretta:ci saremmo dovute mettere d’accordo prima di scegliere lo “sport” della nostra vecchiaia. Probabilmente condivideremo anche la stessa stanza all’ospizio…..
Vedi tu!.☺️☺️☺️
Ciao Elena, bentornata! Mi fa piacere sapere che stiate bene e che abbiate approfittato di questo momento di “pausa” per approfondire, parola chiave della pandemia secondo me, anche dal mio punto di vista. Come te mi reputo fortunata a non aver avuto problemi economici/lavorativi (anzi, il poter stare in maternità di questi tempi è un vero lusso che non tutti si possono permettere), nè di salute, e già questo basterebbe, ma come te ho cercato di approfondire quanto più mi piacesse, dall’intensificare la lettura, alla cucina (sai che è anche il mio sogno comprarmi una planetaria?), al dedicarmi allo studio del blogging. Il mio rapporto con i viaggi è cambiato nel senso che all’inizio anche solo sentirne parlare mi procurava quasi dolore fisico. Ora, non so, parlarne, leggerne, scriverne, mi ha fatto tornare la voglia di pianificare, di sognare, è quasi terapeutico, boh… Di certo scelgo con cura i blog e i profili da seguire…Devono essere estremamente allegri, ironici, non sopporto i piagnistei o chi fa l’elenco dei viaggi saltati nel 2020 o dove si trovavano nello stesso periodo dieci anni fa. Non deludi mai Elena perchè il tuo punto di vista sulle cose è sempre originale e sembri non prenderti mai troppo sul serio nonostante sia assolutamente condivisibile quello che scrivi. Anche per questo mi sei mancata 😉 Ti abbraccio e dai una carezzina ai micioni da parte mia!
Gioia bella, ti capisco… Anche io attraverso fasi alterne pensando ai viaggi: penso a quelli che ho perso e che chissà quando torneranno, penso a quelli che vorrei fare a breve (ma che poi mi rendo conto non siano fattibili quest’anno) e poi a come vorrò tornare a farlo quando si potrà…… Anche tu mi sei mancata molto. Peri ora sono tornata per restarci, spero…. Un abbraccione….