Siete tra i pochi che conoscono l’isola di Réunion e avete pensato di abbinarla a qualche giorno di relax a Mauritius? Complimenti, state ufficialmente cercando di unire l’avventura e la pace in un unico viaggio, e non potrei approvare di più. Qui vi racconto il nostro itinerario, con una selezione di alloggi scelti non solo per la loro accoglienza, ma per essere veri e propri rappresentativi dell’essenza dei luoghi.
31 agosto: arrivo e notte a Salazie
Atterrare a Réunion significa essere accolti da un mix di natura selvaggia e calore creolo che ti fa dimenticare subito il volo. Dopo aver ritirato la nostra fedele auto (indispensabile per girare l’isola), ci siamo diretti verso Hellbourg, a Salazie, dove abbiamo trascorso la prima notte al Relais des Cimes. Questa struttura, in una tipica architettura creola, è stata perfetta per ricaricarci dopo il viaggio e prepararci alle meraviglie dell’isola. Fate attenzione perchè, soprattutto se visitate La Rèunion durante la nostra estate, a Salazie piove spessissimo e fa freschetto. Partite preparati!



Cosa abbiamo visto:
Sulla strada dall’aeroporto a Hellbourg, ci siamo concessi alcune tappe strategiche. La prima è stata al faro di Saint-Suzanne, un piccolo gioiello affacciato sull’oceano che sembra chiamare a gran voce fotografi e romantici. Subito dopo, ci siamo diretti alla Cascade Niagara, dove l’acqua si tuffa in un lago sereno circondato dalla vegetazione, creando un’atmosfera da cartolina (ottima anche per un picnic). La giornata si è conclusa con la visita alla Cascade du Voile de la Mariée, il cui nome poetico (velo della sposa) è perfettamente azzeccato, dato che la cascata sembra davvero un soffice velo d’acqua incorniciato dalla natura lussureggiante.



1 settembre: Notte a Saint André
Il nostro secondo giorno è iniziato con il sole che finalmente illuminava Hellbourg, permettendoci di apprezzare appieno la bellezza di questo borgo dall’anima creola. Dopo una mattinata tranquilla dedicata alle case storiche e alla splendida Maison Folio (la casa e il giardino sono bellissimi e poi la proprietaria, che ancora ci vive, ha 3 mici adorabili!), ci siamo messi in viaggio verso Saint André, fermandoci lungo il tragitto per scoprire altri angoli imperdibili dell’isola. A Saint André abbiamo dormito in un appartamentino prenotato tramite Booking.com dove ci siamo trovati bene.



Cosa abbiamo visto:
Il primo stop è stato al lookout di Takamaka, un punto panoramico mozzafiato che offre una vista spettacolare su vallate e cascate; almeno, finché non arriva la nebbia, che per noi è giunta inaspettata e ci ha regalato un sipario bianco quasi magico. Proseguendo, abbiamo visitato la suggestiva chiesa di Sainte-Anne, un esempio di architettura unica e ricca di dettagli. Nel pomeriggio, abbiamo raggiunto il porticciolo di Sainte-Rose (irrilevante se dovete incastrarlo tra altre tappe) e poi la chiesa di Notre Dame des Laves, un luogo affascinante non solo per la sua storia, ma per il fatto che la colata lavica del 1977 si è fermata miracolosamente alle sue porte, creando un contrasto visivo e simbolico incredibile. La giornata si è conclusa con un caffè al baracchino di Anse des Cascades, un luogo che sembra uscito da una favola tropicale e che ancora mi fa venire la pelle d’oca al solo pensiero e che probabilmente è nella Top Three delle cose più amate di questo viaggio, e con una visita veloce alla Coulee de lave del 2004, un altro promemoria della potenza di Madre Natura.




Nonostante avessimo inizialmente programmato il trekking verso il Trou de Fer, le piogge dei giorni precedenti e la nebbia ci hanno convinto a rinunciare. E a posteriori, devo ammettere che è stata una scelta saggia, dato che probabilmente non avremmo visto nulla dopo ore di cammino.
2-6 settembre: Saint-Pierre e il Sud Sauvage
Arrivati a Saint-Pierre, ci siamo resi conto che avevamo scelto il punto di partenza ideale per esplorare il famoso “Sud Sauvage”. Il nostro alloggio, Casa Babalahy, intimo, tropicale e confortevole, era il perfetto rifugio serale dopo giornate di scoperte tra paesaggi mozzafiato e la vibrante atmosfera dell’isola. Ci siamo trovati benissimo sia con la proprietaria sia con il “ritmo” della casa. La signora ha anche due mici meravigliosi e coccoloni. Ci siamo sentiti a casa (e non vi nascondo che ho scelto questo alloggio anche per la presenza dei gatti).




Cosa abbiamo visto:
Il viaggio verso Saint-Pierre è stata un’esperienza a sé. Partendo dalla costa est, ci siamo immersi nell’entroterra attraversando la Plaine des Palmistes, dove la vegetazione rigogliosa sembrava sussurrare storie di un’isola antica. La prima sosta è stata al Cratere Commerson, un’enorme caldera che sembra dipinta a mano (visita non adatta a chi soffre di vertigini!!!), seguita dalla Plaine des Sables, un luogo surreale che ci ha catapultati su un altro pianeta, con il suo terreno rossastro e le sue dune che sfidano ogni logica terrestre. Perché avevamo già visitato Big Island e Lanzarote che ci avevano preparato sul tema, altrimenti, a distanza di tanto tempo, la mia mandibola sarebbe ancora al piano terra!



L’arrivo al Piton de la Fournaise, uno dei vulcani più attivi al mondo, è stato l’apice della giornata. Purtroppo, il trekking fino al Formica Leo si è rivelato impossibile a causa della nebbia e delle condizioni meteo poco promettenti. Tuttavia, siamo riusciti a scorgerlo dalla distanza, e anche solo questa visione ha reso il viaggio indimenticabile. Il percorso verso Le Volcan non lo abbiamo neanche preso in considerazione: si tratta di cinque ore buone di cammino in mezzo al nulla e, molto spesso, alla nebbia. Meglio per noi guardarlo dal lookout (nebbia permettendo!), magari rifocillandosi con uno squisito pain d’èpices al bar del parcheggio.


Nei giorni successivi, ci siamo dedicati al Sud Sauvage, una delle aree più autentiche e coinvolgenti di Réunion. Questa zona ci ha conquistati con la sua luce speciale, i campi di canna da zucchero mossi dal vento, le spiagge selvagge e non balneabili ma perfettamente attrezzate, e un oceano che sembra cantare una canzone antica. Tutta la natura di quest’isola è sconvolgente, ma in questo punto ho sentito una comunione con la luce e il vento che raramente ho provato altrove nella mia vita.
Tra le tappe imperdibili, c’è stata la Plage Grand Anse, una spiaggia da cartolina dove il verde delle palme si sposa con il blu intenso dell’oceano. Abbiamo visitato la spettacolare Cascade de Grand Galet, raggiunta attraverso una strada così panoramica da farti dimenticare il tempo. Il Jardin des Parfums et des Épices, pur carino, non ci ha entusiasmato, ma è stato comunque un piacevole diversivo.






Non sono mancati momenti di pura meraviglia al porticciolo di Saint-Philippe, dove il tempo sembra essersi fermato, e al Cap Merchant, uno dei luoghi più suggestivi, travolgenti e selvaggi che abbiamo visto sull’isola, e il vicino Puits des Français, un punto di osservazione straordinario che ti ricorda quanto l’oceano possa essere potente e ipnotico.
Infine, un’esperienza interessante è stata la visita a La Saga du Rhum, dove abbiamo scoperto il processo di produzione del rhum locale. Anche se la visita guidata è stata interessante (non è qualcosa di sconvolgente e la consiglio soprattutto a chi ha la passione per i processi di distillazione), ci siamo trovati più affini ai sapori delle piccole distillerie familiari. La migliore, per noi, è Le Kossaka di Saint-Philippe, dove la passione dei produttori si riflette in ogni sorso e anche il distillato base è eccezionale.




7-9 settembre: Les Salines Les Bains
Per concludere, ci siamo regalati un soggiorno da sogno a Les Salines Les Bains, a La Ville de la Plage, un b&b super bello direttamente sulla spiaggia. Qui, tra nuotate in acque cristalline e aperitivi al tramonto, abbiamo trovato il perfetto addio all’isola.



Cosa abbiamo visto:
Spostandoci verso questa zona dal Sud, abbiamo attraversato la famosa Route aux 400 Virages (nel caso, come me, non conosceste il francese, “virages” sono i tornanti… quindi, questa è la strada dei 400 tornanti!), un’esperienza che non è per i deboli di stomaco, ma offre panorami spettacolari. Abbiamo visitato Cilaos, famosa per il suo vino (che decisamente “anche no!!!”, ma ci ha divertito per il coraggio dei produttori). Per il resto, ci siamo concessi giornate in barca per l’osservazione di balene e delfini oppure in ozio sulla spiaggia (in questo caso balneabile e bellissima) o a bordo piscina.





